
WELCOME TO
HERBITAENDURO
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l Moto club "HERBITA HARD ENDURO" nasce nel 2020 in piena pandemia ( COVID-19 ) per volontà di alcuni appassionati enduristi desiderosi di dare nuova linfa all'enduro nel territorio nicosiano e provinciale, intraprendendo una nuova avventura sociale, culturale e agonistica.
Nonostante la data di fondazione, possa far pensare il moto club principiante, i membri che ne fanno parte, vantano un'esperienza decennale con grandi capacità e competenze organizzative.
Già veterani nell'organizzare eventi di vario genere,
motocavalcate, gite sociali, interscambi di ospitalità con altre associazioni presenti sul territorio siciliano, mostre ed esposizioni di moto d'epoca, campionati sociali interni, e nel 2018 la
6° prova del campionato regionale enduro sicilia,
vogliamo cambiare il panorama dell'enduro nel nostro territorio.
L'impegno è quello di appassionare e coinvolgere tutti in particolar modo i giovani che si vogliono avvicinare al mondo dell'enduro.
Il nostro motto...??? PASSIONE PRIMA DI TUTTO!!!
STORIA.
La località era abitata in età antichissima, come dimostra l’esistenza di grotte trogloditiche; in epoca greco-romana vi sorse probabilmente la città di Herbita. Distrutta dagli Arabi nel 9° sec., fu ripopolata da Ruggero I, conte normanno di Sicilia (m. 1101), con coloni francesi e lombardi, e dichiarata poco dopo città regia; durante il periodo aragonese fu contemporaneamente possesso feudale dei Chiaramonte, ma poi tornò alla corona. Vi sopravvive un dialetto di tipo gallo-italico dovuto all’immigrazione di Lombardi nel periodo normanno.
ERBITA ("Ερβιτα, Herbĭta). - Città della Sicilia orientale, primamente nominata a proposito della fondazione di Calacte (v.) ad opera di Ducezio, fondazione alla quale avrebbe partecipato Erbita (447). Nel 403 fu assalita invano da Dionisio. Nel 317 ad Erbita si rifugiarono gli oligarchi banditi da Siracusa. In epoca romana figura tra le civitates decumanae ed ebbe anch'essa a soffrire delle angherie di Verre. La località dove sorgeva non è stabilita con precisione. Si può tuttavia ritenere che Erbita, pur essendo nell'interno, non dovesse trovarsi a molta distanza dalla costa settentrionale della Sicilia dove fu fondata
Bibl.: A. Holm, St. d. Sicilia, trad. it., I, Torino 1896, pp. 147-48.
NICOSIA (A. T., 27-28-29). - Cittadina della provincia di Enna, distante da questo capoluogo circa 43 km. Si stende in terreno collinoso e scosceso, a 714 m. s. m., tra alte montagne, nella plaga sorgentifera del Salso (Simeto), in posizione naturalmente forte e nota come tale anche agli antichi. Le grotte trogloditiche, ancor oggi in parte occupate, e le memorie di Herbita, che si ritiene esistesse in quello stesso luogo, ci riportano a tempi remoti. Ma il castello, d'origine normanna, in buona parte rovinato, la cattedrale col suo bel portale dell'età aragonese e col campanile ducentesco, la chiesa di S. Maria Maggiore, ricostruita sulla più antica, normanna anch'essa, distrutta con parte dell'abitato dalla frana del 1757, e altri monumenti e ricordi storici e artistici attestano l'importanza di Nicosia nel Medioevo e nell'età moderna.
La popolazione, la quale parla un dialetto di tipo lombardo, raggiunse il massimo sviluppo nella seconda metà del secolo XVI (1583: abitanti 21.181); ma si ridusse sensibilmente per la pestilenza del 1624; sicchè nel 1653 gli abitanti erano 11.959 e 13.181 nel 1831.
Nel 1931 risultarono in tutto il comune 20.533 ab., raccolti in massima parte nel centro (19.361). La pastorizia e la cerealicoltura costituiscono le principali risorse nel vasto territorio (kmq. 217,90).
Antica colonia greca nei pressi della città di Erbita, nominata da Tolomeo. Quando questa venne distrutta dai Saraceni, s'accrebbe per l'affluire dei profughi scampati all'eccidio. Si vuole che, sotto i Normanni, vi si siano stabilite colonie di genti dell'Italia settentrionale, dando origine al dialetto di tipo galloitalico, che ancora si parla nella città. Fedele agli Svevi e poi agli Aragonesi, fu eretta in vescovato da Pio VII.
Monumenti. - La cattedrale, adorna di un portale (fine del sec. XIV), ha nell'interno un bel coro intagliato da Stefano e G.B. Livolsi (sec. XVII). A lato della cattedrale s'innalza la poderosa mole del campanile, in origine una torre con i due piani inferiori, mentre il terzo fu aggiunto alla fine del sec. XIV quando avvenne la trasformazione in campanile. S. Maria Maggiore, eretta alla fine del sec. XVIII, conserva una delle opere più notevoli di Antonello Gagini: un'"icona" di dimensioni molto vaste, compiuta nel 1512, con la Natività, la Morte della Vergine e numerose figure di santi. Altre sculture di A. Gagini sono nella chiesa di S. Michele (statua di S. Michele) e nella chiesa del Carmine (Annunciazione sull'altare maggiore). Ricordiamo inoltre la chiesa di S. Vincenzo affrescata da G. Borremans (1717).
TRECCANI
